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Alla ricerca della domanda di leadership – parte 3

Dalla teoria alla pratica, dall’intenzione alla realtà

 

Le organizzazioni hanno modelli, sistemi, capacità, processi e infrastrutture. Il tutto indirizzato ed agito da persone. Pretendere che l’intenzione di un leader divenga realtà senza guardare a questo diaframma orizzontale umano è come pensarci esanimi nell’intenzione di alzarci da una sedia. Sarebbe impossibile eh!

 

Eppure, non è sempre facile incarnare questa consapevolezza, a volte crediamo ci basti un buon pensiero e la voglia di eseguirlo, perché poi emerga la realtà che stiamo immaginando.

 

Tra verticalità e orizzontalità

 

Guardiamo alle persone che abitano lo spazio tra noi e la realtà che vogliamo trasformare, sono loro i nostri partner attivi di questo viaggio tra idealità e realtà.

 

Uno sguardo alla leadership orizzontale aiuta a bilanciare le polarità di questo viaggio. L’eccessiva verticalità ha il vantaggio della velocità immaginativa, ma tutte la difficoltà di una buona esecuzione. Diversamente, un’eccessiva orizzontalità ha il vantaggio di generare partecipazione diffusa, ma al contempo difetta di focus. In medio stat virtus: la sfida da leader è quella di ospitare un processo di leadership essenziale ed equilibrato.

 

Una trasformazione evolutiva

 

La Teoria U ci permette di disegnare viaggi di trasformazione molto attenti a ciò che di evolutivo può portare il gruppo e a ciò che non può che derivare dall’impulso individuale, creando così i presupposti per una realtà possibile per ciascuno. Io questo lo chiamo il click (la scintilla che fa partire l’impulso) e la moltitudine.

 

È bene procedere con occhiali nuovi e pre-vedere microcosmi anziché strati organizzativi, costellazioni di collaborazione basate su missioni invece di funzionigrammi competitivi. Tutto ha lo scopo, ancora una volta, di far emergere nel modo più evidente e reale ciò che si vuole continuare ad onorare e ciò che chiede di essere sperimentato. L’amore, anche in questa attività, gioca un ruolo importante per contrastare la spinta, che potrebbe manifestarsi, al voler gettare tutto, anche il contesto, adottando soluzioni pre-costruite da altri.

Photo by Caleb Jones on Unsplash

Un cammino di bellezza e fatica

 

Come spero di essere riuscito a trasferire in poche righe, non vi sono ricette già scritte, è un cammino e, come tale, è pieno di bellezza ma anche di fatica. 

 

La prima fatica per il leader è di avere inizialmente di fronte a sé solo domande e rispecchiamenti che a volte, per la loro franchezza, infastidiscono. La seconda fatica è attivare la partecipazione delle proprie persone in cerchi, che si allargano via via. Non ci sono risposte “a catalogo” o “per esperienza”.

 

Normalmente la conversazione al principio riguarda circostanze molto vicine alla persona che racconta ma, via via, attraverso una successione di domande, è bello vedere come si passa da risposte puntuali, fornite in modo molto veloce, a momenti di grande silenzio in cui le persone ammettono di non avere le risposte o le informazioni. Si entra in spazi in cui si prende coscienza del territorio complesso nel quale si muovono i grandi temi di oggi e, a mano a mano, ci si apre ad una grande chiarezza rispetto a ciò che si vuole realmente attivare.

 

Non importa se qualche volta ciò significa decidere assieme che non vi sono i presupposti per fare un altro pezzo di cammino, ciò che conta è aver attivato il cammino!  

 

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