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DA EGO–SISTEMA A ECO-SISTEMA: ALCUNE TECNICHE

Susan E. George*

l’inizio del passaggio da ego-sistema a eco-sistema

 

Quando sono “approdata” per la prima volta al corso online U.lab: Transforming business, society and self, organizzato dal Presencing Institute del MIT, avevo un distacco tipico europeo, e sentivo che non mi sarei facilmente lasciata soccombere alla praticità e alla megalomania americana…per di più se di impostazione tedesca! (Perché di megalomania un po’ si tratta).

 

Nel vedere il video di presentazione al MOOC, un vero e proprio trailer, nel quale Otto Scharmer annuncia che vuole cambiare il sistema capitalista, ho riso e pensato, “non è l’unico!”.  Tuttavia, a fine corso, mi sono resa conto che questo sogno ormai assopito aveva ripreso forza e vigore anche dentro di me.

 

il successo del corso

 

Il segreto del grande successo del corso (ad oggi conta più di 100.000 partecipanti, in 185 Paesi, la maggior parte dalla Cina e dall’India) risiede nella concatenazione di quei tre aspetti presenti nel suo stesso titolo: U.lab: Transforming business, society and self. Si pone dunque l’obiettivo di collegare impresa, società e individuo.  A mio parere, è tuttavia con quest’ultimo che Scharmer gioca la sua partita.

 

Otto Scharmer, dopo aver conseguito il suo dottorato in economia in Germania, si recò al MIT di Boston per collaborare con Peter Senge, grande esperto di sistemi dinamici e complessi (nominato fra i cento uomini più influenti del mondo da The Economist’s Guide per le sue idee di business e management), il quale ha fatto lavorare insieme amministrazioni pubbliche, onlus e multinazionali nella ricerca di un paradigma socio-economico più giusto, equo e sostenibile nel rapporto con l’ambiente.

 

la consapevolezza data dalla Teoria U

 

Come Senge stesso confessa in un’intervista durante il corso, nonostante la sua vasta esperienza sul campo, a quel tempo sentiva come ancora gli mancasse un anello importante – quello della consapevolezza. E proprio la Teoria U sviluppata da Scharmer lo fornisce.

 

Se si guarda bene l’immagine della U, si nota che nella parte più profonda c’è un ovale. Questo rappresenta ciò che viene chiamato “The Source” (la Fonte) nel disegno originale (manca invece nella traduzione italiana più laica), e costituisce un punto di passaggio fondamentale nel percorso verso la consapevolezza.

 

Ed è proprio la fonte/sorgente quella alla quale Senge e Scharmer vogliono accedere, e farci accedere attraverso questo percorso. Non si tratta quindi semplicemente di organizzare degli esercizi pratici o “esoterici”, ma di farci capire che l’uomo coabita la terra con altri animali, che deve re-imparare ad esserne il custode e deve meditare su quale è il suo compito più alto, quello per il quale davvero è nato.

u theory sue

 

Le tre disconnessioni

 

Scharmer parla di tre disconnessioni che affliggono il mondo contemporaneo: quella tra l’uomo e la natura, quella fra le persone e quella fra il sé e il Sé (cioè il potenziale più alto di ciascun individuo). Nel mondo di oggi queste tre disconnessioni sono percepite come problemi totalmente separati, e vengono tipicamente affrontati come tali (con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti).

 

Percorrendo il cammino rappresentato dalla U, Scharmer vuole  semplicemente rendere l’individuo consapevole di ciò che è e di ciò che potrebbe diventare, risolvendo in questo modo la terza disconnessione; e vuole incoraggiare le persone a riconnettersi fra di loro, riparando la seconda.

 

L’impeto del corso e del libro ci porta a capire che solo se la terza disconnessione viene ricomposta, si potrà imparare davvero ad agire insieme e rispondere alle altre due esigenze.

 

L’ascolto e l’auto-consapevolezza

 

Ciascuna delle sessioni di live-streaming organizzate durante il corso, in corrispondenza delle tre fasi principali della U, si conclude con domande che spingono i partecipanti verso una auto-consapevolezza, talvolta tenera, altre volte spigolosa e struggente.

 

Ovviamente questa auto-consapevolezza è profondamente collegata al nostro modo di rapportarci con gli altri, che viene curato attraverso la pratica dell’ascolto.

 

Di seguito i quattro possibili livelli di ascolto:

  1. downloading” dove si conferma ciò che si sa già.
  2. l’ascolto dei fatti esterni, anche se questi contraddicono le proprie teorie e idee.
  3. l’ascolto empatico (socialmente complesso), quando si riesce ad osservare un’interazione dal punto di vista di un’altra persona, sentendo come questa si sente. Ciò non vuol dire che i due debbano per forza concordare, ma che sono capaci di riconoscere e rispettare il punto di vista dell’altro.
  4. l’ascolto generativo. Significa formare uno spazio di attenzione profonda che permetta l’emergere e il manifestarsi di una possibilità futura che sta emergendo, e quindi l’occasione di co-creare qualcosa di nuovo insieme.

 

esercitazioni pratiche

 

Per allenarsi nell’ascoltare, la prima esercitazione pratica richiesta ai partecipanti del MOOC è di osservare ogni giorno i loro livelli di ascolto, riflettendo su dove, quando e perché questi cambiano. Si registrano queste osservazioni giorno per giorno su una tabella on-line, che permette di monitorare i propri progressi nel tempo .

 

Un secondo esercizio (“empathy walking”) consiste nell’interagire con uno sconosciuto che vive in un mondo il più lontano possibile da quello del partecipante. Questo per provare ad arrivare ad avere un ascolto profondo ed empatico (terzo livello) con lui.

 

La terza attività, probabilmente la più difficile ma la più interessante, consiste, invece, nel cambiare il solito livello di ascolto con qualcuno che ti è vicino. In tal modo si può  appurare come i livelli di ascolto possono cambiare la natura del rapporto con questa persona.

 

E’ attraverso la modulazione di questi dettagli dialogici che la versione 4.0. del telescopio di Galileo Galilei (vedi l’articolo precedente) viene attivata e si comincia a capire come siamo anche noi a creare i nostri mondi.

 

i coaching circles

 

Ed è proprio per spostare il punto focale della nostra attenzione su se stessi e sul proprio rapporto con gli altri che vengono organizzati ogni settimana dei coaching circles (gruppi virtuali o in presenza di 5 pari). Essi mirano a praticare assieme il terzo e il quarto livello di ascolto. Come l’esercitazione giornaliera di ascolto, i coaching circles accompagnano i partecipanti durante tutta la durata del MOOC.

 

Al loro interno la curva della U si ripropone. Ad ogni incontro, un partecipante descrive un caso che lo riguarda in modo significativo per 10 minuti. Gli altri partecipanti gli fanno domande di chiarimento per 5 minuti.  Poi una pausa di silenzio di 3 minuti, quando gli ascoltatori pensano alle emozioni, alle metafore e alla gestualità del presentatore.  Con questi indizi restituiscono in 10 minuti la loro interpretazione del rapporto dell’illustratore col suo caso.  In questo modo, come davanti ad uno specchio, chi presenta il caso riceve quattro interpretazioni del suo operato. Così capisce come il suo comportamento può essere interpretato da diversi punti di vista. Egli valuta queste interpretazioni, accettandole, rifiutandole, sospendendo giudizio per dieci minuti.  Negli ultimi venti si accende un dialogo di solito estremamente generativo.  Questi circles diventano progressivamente più profondi, laddove i partecipanti hanno il coraggio di accettare e mostrare agli altri la propria vulnerabilità.

 

Nell’ultimo post su questo tema faremo vedere come il micro livello di interazione può riverberare al macro livello.

 

chi sono

 

*Susan E. George “Inglese, celtica, napoletana. Rabdomante e teatrante che ha dimenticato il suo passato di docente universitaria. Presidente del corso di laurea in Comunicazione pubblica, sociale e d’impresa all’Università di Pisa. Affascinata dall’importanza delle modalità dialogiche (anche argomento della sua ricerca) nella creazione di organizzazioni che abbiano voglia di imparare ad apprendere.”

Revisione dell’italiano da Pietro Bonati

 

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