fbpx

L’apertura della mente, del cuore e della volontà

Susan E. George*

“L’apertura della mente, del cuore e della volontà: dalla consapevolezza dell’individuo alla consapevolezza del gruppo alla consapevolezza della società”

Nel mio intervento precedente su questo blog ho insistito molto sull’importanza per Scharmer della consapevolezza dell’individuo, descrivendo in dettaglio le tecniche proposte nel MOOC[1] per aiutarci ad acquisire una percezione di chi siamo e della nostra funzione all’interno del gruppo.

Un altro modo per descrivere questo processo è chiamandolo “apertura della mente, del cuore e della volontà” (termini usati da Scharmer stesso per descrivere le tre tappe fondamentali della U), ma questo non ci avrebbe aiutato a capire il rapporto stretto fra individuo e collettività, un rapporto complesso, che tradizionalmente è stato declinato e risolto in maniera differente in occidente e oriente.

Il vero (e unico) problema del nostro tempo, come enunciato dal Maestro Nan (grande esperto e intenditore del taoismo, confucianesimo, buddismo consultato da Scharmer e Senge (vedi articolo precedente)) è quello della riconciliazione fra mente e materia.

I primi due livelli di ascolto elencati nel mio testo precedente si basano sulla separazione fra mente e materia, mentre gli ultimi due livelli si fondano sulla loro integrazione.

A prima vista può sembrare di essere passati da un discorso economico sul superamento del capitalismo ad un discorso prettamente filosofico su mente e materia, ma esaminando un caso molto pratico possiamo vedere come la dinamica fra individui (micro) e gruppi (meso) può, nell’ottica di Scharmer, risolvere problemi a livelli ancora più alti (macro, a livello di società, e mundo– a livello globale).

 

Un esempio concreto

 

Un chiaro esempio del rapporto mutevole fra individuo, gruppo e istituzione riguarda il sistema socio-sanitario di una Regione tedesca. Partendo da interviste e dialoghi in profondità con dottori, pazienti, assicuratori, Scharmer (2009[2]) e i suoi colleghi scoprono che esistono 4 tipi (sempre 4 sono!) di rapporto fra dottori e pazienti.  Gli intervistati, riconvocati durante un fine settimana al termine dell’indagine per discutere questi livelli, confermano che l’attuale sistema del quale fanno parte si ferma solo ai primi due, ma che ciascuno di essi auspicherebbe che il sistema funzionasse ai livelli 3 e 4 (vedi articolo precedente)

La domanda urgente diventa quindi “Come arrivare ai livelli più profondi in un contesto di risorse di tempo e di finanza limitate?”  Ma a quel punto nel dibattito si giunge ad un’impasse, perché ogni gruppo perde la visione d’insieme e ritorna alle proprie esigenze, soprattutto i medici che, compatti, asseriscono di essere oberati di lavoro e di non potere assolutamente dare di più.  A questo punto, però, una paziente si rivolge a loro, chiedendo “Diteci come dobbiamo fare per aiutarvi!” La capacità di questa donna di vedere il loro problema (livello 3 di ascolto: vedi articolo precedente) scioglie completamente le riserve dei dottori, cambiando l‘atmosfera in modo tangibile. Da quel momento, dottori, pazienti, assicuratori si mettono insieme alla ricerca di soluzioni ad alcuni problemi spinosi. La prima soluzione arriva: la riorganizzazione della gestione delle emergenze in ospedale, sostituendo i telefonisti che rispondono alle chiamate d’urgenza con i dottori.  In tal modo vengono risparmiate delle risorse economiche perché i medici sono in grado di distinguere fra le chiamate che richiedono un’ambulanza per l’ammissione in ospedale e quelle che possono essere soddisfatte in modo meno dispendioso. Ciò che stupisce di questo caso è come l’entusiasmo di una comunità che impara a co-gestire i problemi genera altre soluzioni e permette l’attivazione di numerosi altri progetti considerati all’avanguardia da altri sistemi sanitari. Come ha proceduto l’equipe di Scharmer per aiutare i corpi e le menti dei partecipanti a confluire in un progetto per il bene comune?

  1. attraverso l’ascolto delle esigenze dei vari attori,
  2. col confronto aperto fra queste esigenze,
  3. con l’ascolto particolarmente empatico di una paziente dei problemi dei dottori
  4. con la risposta coerente di tutto il gruppo a questo diverso livello di consapevolezza (“io sno te e tu sei me”).

Questi racconti possono sembrare di fantascienza, ma si possono considerare, invece, una nuova forma emergente di scienza.

Scharmer descrive meticolosamente otto tematiche, corrispondenti a trend negativi e problemi della società contemporanea, quelle che chiama le “otto bolle”: crescita infinita, reddito, finanza, tecnologia, leadership, consumi, governance, proprietà, che sottostanno alle tre disconnessioni dell’uomo con la Natura, con gli altri e fra il sé e il Sé. A ciascuna delle otto bolle contrappone metaforicamente un “punto di agopuntura” che può agire come cura, riportando l’individuo a conoscere se stesso e il suo rapporto con la Fonte, con gli altri e con la Natura.

3 susan

Alla fine tout se tient se si riesce ad intraprendere un nuovo viaggio collettivo verso una diversa consapevolezza, capendo qual è il posto di ciascuno di noi, insieme ad altre persone, nel mondo.

Seguendo la parte destra della U, si arriva infatti a proporre delle azioni concrete e a creare un nuovo senso di comunità, così come hanno fatto in Germania nel caso citato sopra.

Non è affatto un compito facile, con la frammentazione dei saperi e con l’individualismo imperante di oggi, ma noi stessi ci rendiamo conto di come questo individualismo sia spesso accompagnato da un crescente senso di solitudine e da un desiderio latente di ritrovare gli altri. Entrare in un paradigma diverso da quello imperante, che solleciti gli individui a condividere, a lavorare, a creare insieme, diventa quindi possibile quando le barriere di paura, di cinismo, di preoccupazione per il giudizio degli altri vengono abbattute.

 

Il MOOC offre alcuni suggerimenti su come farlo. Assieme.

 

Mi scuso se questi appunti sembrano un’apologia acritica del lavoro del Presencing Institute.  La verità è che il corso e il libro mi hanno spiazzata e mi hanno costretta ad una certa trasformazione.  Per questo motivo mi riscriverò al corso a settembre, sperando forse di incontrarvi lì, magari in un coaching circle?! (Vedi articolo precedente), anche se confesso che questa volta mi piacerebbe incontrare altre persone da luoghi apparentemente esotici…

* Susan E. George “Inglese, celtica, napoletana. Rabdomante e teatrante che ha dimenticato il suo passato di docente universitaria e presidente del corso di laurea in Comunicazione pubblica, sociale e d’impresa all’Università di Pisa. Affascinata dall’importanza delle modalità dialogiche (anche argomento della sua ricerca) nella creazione di organizzazioni che abbiano voglia di imparare ad apprendere.”

Revisione dell’italiano da Pietro Bonati

[1] MOOC = Massive Open Online Course

[2] Scharmer, C. O., 2009, Theory U, Berrett-Koehler Publishers, Inc, San Francisco

 

<< articolo precedente

 

u.lab

 

Condividimi!

Contattaci
Tutti gli articoli