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John Dewey e l’educazione come processo collaborativo

In questo post vorrei raccontarvi di uno dei principali esponenti della Teoria U.

 

Conoscete il lavoro del pedagogista statunitense John Dewey?

John Dewey U Theory

 

la biografia

 

John Dewey oltre che pedagogista è stato anche filosofo, scrittore e accademico. Ha esercitato una profonda influenza sulla cultura, sul costume politico e sui sistemi educativi del proprio Paese tra le fine del 19° e la prima metà del 20° secolo.

 

La filosofia di Dewey venne da lui stesso definita “strumentalismo” in quanto egli interpretò la facoltà di “ragionare” come uno strumento per elaborare l’esperienza.

 

Egli sosteneva che gli educatori dovrebbero insegnare a pensare, piuttosto che proporre argomenti predefiniti, rendendo l’educazione come un processo collaborativo nel quale gli studenti formulano ipotesi che dovranno poi verificare loro stessi nella pratica.Il suo lavoro si pone come base di quella che si è poi sviluppata come ricerca-azione (Kurt Lewin, 1948).

 

l’educazione come processo collaborativo

 

Favorendo tale attitudine di pensiero, Dewey sosteneva che solo così gli studenti avrebbero saputo affrontare in modo migliore le problematiche della vita contemporanea, per le quali non ci sono soluzioni in testi già scritti. Nel suo libro “How We Think” Dewey descrive il processo del pensiero per rendere l’educazione come un processo collaborativo in 5 fasi principali: Questo percorso ha molte cose in comune con la Teoria U di Otto Scharmer (scopri di più).

I passi della Teoria U di Scharmer

 

1. LA SUGGESTIONE:

 

Quando ci si trova davanti ad una situazione confusa e problematica, l’azione è costretta a fermarsi; esiste però una tendenza a proseguire l’azione che si manifesta, anziché come azione diretta, come suggestione che si può definire “un’idea di ciò che dobbiamo fare quando ci troviamo ad un impiccio”; le suggestioni dipendono dall’esperienza della persona in relazione alla cultura del tempo; non è possibile evitarle, “zampillano in mente”, non c’e` “nulla di intellettuale nel loro accadere”.

 

2. L’INTELLETTUALIZZAZIONE:

 

La suggestione costringe ad osservare attentamente le condizioni che caratterizzano la situazione, che costituiscono la difficoltà e che bloccano l’azione diretta; tramite l’osservazione e la riflessione la situazione perde la qualità emotiva iniziale e la vaghezza del primo dubbio viene sostituita da un problema, cioè dalla precisazione e localizzazione del dubbio; per intellettualizzazione si intende quindi il sottoporre ad indagine, utilizzando l’attività riflessiva, il pensiero che prima era una qualità emozionale dell’intera situazione.

 

3. LA CREAZIONE DELL’IPOTESI:

 

Attraverso l’osservazione, oltre a definire il problema, si comincia via via a delineare in misura sempre maggiore anche una possibile soluzione; la suggestione si trasforma, così, in una vera e propria ipotesi, in una idea-guida per l’azione.

 

4. IL RAGIONAMENTO:

 

A partire dalle ipotesi, il ricercatore cerca di identificare delle azioni che si possono intraprendere per cambiare i risultati del sistema; come le suggestioni, anche il ragionamento dipende dalle esperienze e dalle conoscenze pregresse dell’individuo, oltre che dalla cultura del tempo in cui egli vive; il ragionamento aiuta a recuperare elementi nuovi o intermedi che uniscono in un tutto coerente termini che in partenza sembravano disconnessi; attraverso il ragionamento si può prevedere che, accettando quella determinata ipotesi, si potrebbero ottenere certe conseguenze.

5. LA  VERIFICA DELL’IPOTESI MEDIANTE L’AZIONE:

 

L’ipotesi formulata va poi verificata attraverso l’azione osservandone i risultati. Se le conclusioni sperimentali coincidono con quelle teoriche, l’ipotesi viene accettata come valida e viene definita come significato o come concetto. Sotto questa forma potrà poi essere utilizzata come strumento per le esperienze e per le riflessioni future e, quindi, per l’acquisizione di nuove conoscenze. Per Dewey essere intellettualmente responsabili significa considerare le conseguenze di un passo progettato.

educazione processo collaborativo

Egli riteneva essenziale per le realtà scolastiche provvedere all’educazione del pensiero in modo che si emancipi da attività meramente impulsiva e abitudinaria, in attività che consente di agire in maniera deliberata e cosciente; a tal fine si dovrà fare attenzione a tutto ciò che si accorda solo con i nostri desideri o quando si salta subito alle conclusioni, senza alcuna forma di prova o quando si tende a compiere generalizzazioni indebite; occorre coltivare attitudini di apertura mentale (libertà da pregiudizi e da tutto ciò che rende refrattaria la mente a ospitare nuove idee), di genuino entusiasmo (interesse ed apertura la creazione di nuove realtà) e di responsabilità intellettuale (saper considerare le conseguenze di un passo progettato, accettare le conseguenze delle proprie credenze).

 

— fonte Erica Rizziato, 2010

 

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