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Purpose: che cos’è realmente?

Il purpose (proposito) è un un concetto facile da vivere, ma non da spiegare. E’ uno degli elementi organizzativi cardine, se non il più il più importante, perché rappresenta la sorgente. Da anni noi di Peoplerise stiamo portando avanti un progetto di ricerca internazionale che, grazie al supporto dell’indagine biografica della vita delle organizzazioni, ha il fine di generare e aggiornare il proposito evolutivo, di cui fortunatamente, negli ultimi tempi si sente sempre più il bisogno nelle aziende.

 

Quest’articolo nasce da diversi approfondimenti e dialoghi, portati anche nei nostri workshop, con un nostro caro amico e cliente. Abbiamo chiesto a Guido Menegatti, HR Training Manager di Credem Banca di scriverlo per aiutarci a rispondere a questa domanda: “che cos’è realmente il purpose?”

Prima di iniziare la disamina di Guido, vogliamo ringraziarlo di cuore per questo suo nuovo dono (qui il suo articolo precedente sui “cappelli della leadership“): è sempre bello condividere riflessioni e ispirazioni.

 

Il purpose come pilastro organizzativo

 

Le organizzazioni Teal (Laloux, F. ” Reinventare le Organizzazioni”) agiscono e si strutturano in base a tre pilastri fondamentali:

  • Proposito (purpose)
  • Pienezza
  • Auto-organizzazione

 

Tutti e tre i pilastri hanno una loro definizione e complessità, ma indubbiamente il proposito è quello che d’acchito risulta più affascinante e meno immediatamente comprensibile. Probabilmente perché agisce su una dimensione interiore e profonda che è semplice sentire, se non comprendere, ma nello stesso tempo difficile da esprimere compiutamente.

 

Auto-organizzazione e pienezza sono in buona misura auto-esplicativi, perché in un certo senso riconducono a dimensioni univoche: l’auto-organizzazione è una cosa, così come la pienezza ha una sua chiara definizione. Per tutti. Per il proposito no. Ogni organizzazione ha il proprio proposito, addirittura ogni persona.

Quasi qualunque intenzione può essere un proposito, e questo rende il proposito stesso una dimensione che sfugge ad una definizione unica, ad un senso univoco, ed è proprio questa peculiarità a renderlo così affascinante, potente ed anche difficile da maneggiare.

 

Ma possiamo provare a semplificarlo, perché anche se sembra una dimensione molto astratta è invece estremamente concreta per ognuno di noi. Solo che non sempre ne siamo consapevoli.

 

Differenza tra purpose, mission, visione e valori

 

Cominciamo dal principio: dal vocabolario. Se vai a guardare il dizionario inglese – italiano, alla voce “purpose”, leggerai come spiegazione: “proposito, lo scopo per cui qualcosa esiste”.

 

Ecco, nella letteratura aziendale ci sono diverse cose che assomigliano al proposito: mission, vision, valori… c’è davvero bisogno anche del Proposito? Sì, perché il proposito ha elementi in comune con le dimensioni descritte, ma anche una sua specificità di significato.

Per provare a comprenderlo e per fare un po’ di chiarezza, più che cercare subito delle risposte, potremmo passare da una serie di domande.

Perché ognuna delle dimensioni descritte risponde a una domanda precisa.

 

La domanda della mission è:

  • Che cosa? Ha una vocazione operativa, è la guida per quello che vogliamo realizzare. Per esempio, “Essere i migliori nel nostro segmento di mercato”.

 

La vision è invece più strategica, la sua domanda è:

  • In che modo, con quali scelte di campo? E ci dice in quale modo la mission sarà traguardata, per esempio “Con prodotti innovativi e una scelta accurata dei clienti: vogliamo essere per molti, ma non per tutti”.

 

E i valori? Essi rispondono alla domanda:

  • Come, con quali comportamenti? Per esempio potremmo rispondere “Con competenza, attenzione al cliente e vicinanza ai suoi bisogni”, e questo orienterà il nostro modo di operare a queste direttrici.

Sembra già tutto auto consistente, ma in realtà non lo è. Almeno non completamente.

 

Non lo è perché manca una domanda, la più importante di tutte. Quella che rimanda al proposito:

  • Perché? Laloux, nel suo testo fondamentale sulle organizzazioni Teal, ne ha dato una interpretazione poetica, dicendo che

“il proposito è il perché una azienda esiste, il segno distintivo che vuole lasciare nel mondo”.

 

Su un piano più pratico, possiamo dire che il proposito è collegato a tutte le dimensioni che abbiamo descritto, ma la sua domanda specifica è direttamente legata alla mission.

 

Quindi, nel nostro esempio, “Perché essere i migliori nel nostro segmento di mercato?”

È evidente come non possa esistere una risposta univoca. Prendiamo ad esempio una azienda del credito, una banca. Si può volere essere “i migliori nel proprio segmento di mercato” per molti motivi diversi. Per fare guadagnare tutti gli azionisti dell’azienda? Si punta ad avere i mezzi per sostenere le piccole imprese nel territorio dove si opera? Per finanziare le start up di quel segmento? Si desidera distribuire valore alla comunità? E molti altri esempi si potrebbero fare.

 

purpose

foto di nathan jennings da unsplash


Il purpose spiega il perché un’azienda esiste

 

Insomma, perché? Questo perché è il proposito, e quando esso è condiviso dalle persone che appartengono ad una organizzazione, costituisce un potente motore di appartenenza e di motivazione, in quanto costituisce molto di più di un risultato comune, costituisce un “ideale” comune che ti fa riconoscere gli altri come te e ti rende distinguibile dagli altri diversi da te.

 

Una mission condivisa è qualcosa per cui lavorare insieme, un proposito condiviso è qualcosa in cui credere insieme. Il proposito condiviso raccoglie persone che credono nella stessa visione.

 

“Essere i migliori nel nostro segmento di mercato”. Se il proposito è “Vincere su tutti gli altri” questo attirerà un certo tipo di persone, se il proposito è “Sostenere le start up” attirerà persone diverse. Non migliori o peggiori, soltanto diverse, mosse da diverse motivazioni che perseguiranno con diversi comportamenti. Avere un proposito ben definito attirerà persone che in quel proposito credono e si riconoscono, e che si impegneranno per realizzarlo. Nello stesso tempo allontanerà chi si identifica in un proposito differente e questo è positivo, perché renderà l’organizzazione più credibile, coerente, efficace ed efficiente per gli scopi che si prefigge.

 

Mission simili possono avere purpose diversi

Se la mission dell’organizzazione è “Essere i migliori nel nostro segmento di mercato” e il suo proposito è “Vincere su tutti gli altri” e quanto spiegato funziona, se chiedi a una persona che lavora in quella organizzazione di dirti che lavoro fa, quella persona risponderà “Mi impegno ad essere sempre avanti a tutti i miei concorrenti”, ma se lo chiedi ad un’altra persona che lavora in una azienda con la stessa mission ma con un proposito “Sostenere le start up”, ti risponderà “Trovo soluzioni per lanciare le nuove imprese innovative”.

 

Due risposte molto diverse, che corrispondono a persone che pensano e vivono in modo diverso se stesse e il loro lavoro. Ma se lavorano in una banca e chiederai loro “Come fai a fare questo?” entrambe potrebbero rispondere allo stesso modo: “Proponendo prodotti finanziari adeguati alle necessità dei clienti”. Il proposito dà un senso a quello che fai oltre quello che fai, e dare un senso significa dare un motivo. Significa dare motivazione. E niente motiva come un Proposito.

 

Anche ogni persona ha il suo purpose

 

Ma non solo le aziende hanno un proposito. Ogni singola persona lo ha, che ne sia consapevole o meno. Facciamola semplice e torniamo alle domande pratiche e dirette.

 

Se io ti chiedessi: “Perché ti alzi la mattina e vai a lavorare?” tu potresti dare molte risposte.

Per esempio: “Perché ho bisogno di lavorare, per mantenere me stesso e (se ce l’ho) la mia famiglia”. “Desidero avere un tenore di vita dignitoso per me ed i miei cari”. “Per dare un avvenire ai miei figli”. O come si diceva una volta “Per avere un posto nella società”.

 

Certo, per ognuno di noi la risposta a “Perché ti alzi la mattina e vai a lavorare?” comprende queste risposte e nessuno le mette in discussione. Ma ammesso che tu abbia un certo margine di scelta e da questa parte del mondo in questo momento, per il fatto stesso che stai leggendo questo articolo tu un certo margine di scelta ce l’hai, la risposta non finisce qui.

 

Infatti a parità di condizioni economiche tu non faresti qualunque lavoro, forse addirittura non faresti un altro lavoro anche per gratificazioni economiche superiori, almeno fino a un certo punto.

Allo stesso modo, forse non faresti lo stesso lavoro che stai facendo in qualunque altra azienda.

 

Cosa ci dice tutto questo?

 

Che dentro di te hai altre motivazioni, che vuoi esprimere qualcosa di te nel tuo lavoro, che non ti basta la domanda “Cosa?”, che cerchi una risposta alla domanda “Perché?”. Anche tu hai un proposito. Anche tu vuoi lasciare un segno nel mondo. Forse è prendere decisioni importanti, forse è mettere tutti d’accordo o essere qualcuno su cui tutti possono contare, o avere un’idea che non ha mai avuto nessuno. O una qualunque altra cosa.

 

Quando lavori, consapevolmente o meno, tu cerchi di realizzare questo tuo proposito. Sai qual è? Se lo sai perseguilo, se non lo sai cerca di scoprirlo. Perché se lavori in un contesto che ti agevola a realizzarlo sarai motivato e soddisfatto e le difficoltà saprai affrontarle, diversamente anche con condizioni “materiali” di livello ti mancherà sempre qualcosa.

 

Connessione tra purpose aziendale e individuale

 

Diventa a questo punto evidente come realizzare una connessione tra proposito individuale e proposito aziendale sia una condizione che consente perfomance di livello coniugate ad un elevato benessere personale e senso di appartenenza. E queste due cose, benessere personale e senso di appartenenza, sono le dimensioni che tutti ricerchiamo nella nostra vita professionale.

 

“Essere i migliori nel nostro segmento di mercato” è una mission che appartiene a quasi tutti coloro che lavorano con passione, impegno e volontà di ottenere risultati.

Ma se tu sei una persona che interpreta questa mission come “Sostenere le start up” finirai per soffrire in una azienda che vede questa mission come “Prevalere su tutti i concorrenti”, e viceversa. Ognuno dovrebbe cercare una azienda che gli consenta di lavorare per perseguire il suo Proposito personale, perché condividere un proposito ti da il senso di quello che fai.

 

E le aziende invece dovrebbero essere più oneste e coraggiose nel dichiararlo, il loro Proposito, quale che sia, e impegnarsi nell’assumere crescere e sviluppare persone che lo condividono, senza i compromessi e le mezze misure alla quali abbiamo assistito fin troppo a lungo.

 

Il Proposito richiede coerenza, ed è una responsabilità di tutti cercare di perseguirla, comportandosi in modo coerente tra ciò che si dichiara e ciò che si pratica.

È una responsabilità dell’azienda, ma anche tua. Perché l’azienda sono tante persone come te.

 

Guido Menegatti

HR Training Manager | Credem Banca

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