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Reinventing Lab: innovare in tempi di crisi

L’etimologia della parola crisi cita: “scelta, decisione, fase decisiva di una malattia” (Treccani). Essere in tempi di crisi, come quelli che hanno caratterizzato questi mesi di lockdown, significa dunque essere chiamati a scegliere, a prendere decisioni su uno o più ambiti che riguardano le nostre biografie personali e professionali, le nostre organizzazioni. 

 

Per noi di Peoplerise si è trattato di operare una scelta su come affrontare questo momento così particolare, una scelta rispetto a come investire il nostro tempo e le nostre energie ora che tante delle nostre attività abituali erano state, per forza di cose, sospese o rallentate.

 

Nel lavoro che svolgiamo siamo spesso fianco a fianco con i nostri clienti e l’impossibilità di incontrarsi di persona ha significato, per noi come per molti altri, una grossa sfida. Una domanda risuonava ricorrente nelle nostre conversazioni:

 

“Come possiamo restare vicino ai nostri clienti, in un momento storico in cui non possiamo incontrarci fisicamente?” 

 

Reinventing Lab: sperimentare in prima persona

 

Siamo una comunità di curiosi, a cui piace sperimentare in prima persona le metodologie e gli approcci che poi proponiamo ai clienti. Il “tempo rallentato” di questi mesi ci è sembrata quindi una ghiotta occasione per sperimentare una metodologia che da tempo ci attirava. Si chiama Reinventing Lab ed è ispirato al Social Lab di Zaid Hassan.

I Social Lab sono dei progetti portati avanti secondo un approccio fluido e adattivo, che permette di affrontare sfide sociali complesse, proprio come quelle che tutti noi ci siamo trovati ad affrontare durante la pandemia. 

 

In queste metodologie la parola d’ordine è la sperimentazione, considerata il nodo cruciale per capire il mondo e farlo evolvere. È proprio questo che ci ha attratto di questo approccio: la possibilità di imparare tramite iniziative portate avanti in spazi di realtà sicuri, piuttosto che progettare e pianificare attività, con il rischio che perdessero di senso la settimana successiva, all’uscita di un nuovo decreto ministeriale.

 

Step 1 | Osservazione

 

Per fare ciò ci siamo innanzitutto guardati attorno: durante una riunione collettiva abbiamo condiviso che cosa stavamo vedendo accadere nelle realtà attorno a noi, a partire da ciò che stavamo vivendo nelle nostre case, dalle storie dei nostri amici, dalle difficoltà che alcuni clienti avevano condiviso con noi in chiacchierate informali. 

 

Step 2 | Ambiti di ricerca

 

Da questa condivisione sono nati tre ambiti di ricerca sui quali provare a fare innovazione mediante iniziative sperimentali: 

  1. Come rendere l’attività online partecipativa, piacevole ed efficace? 
  2. Come non dimenticarci delle emozioni, durante le nostre giornate di smartworking?
  3. Come supportare le organizzazioni nel prendersi cura delle loro persone durante questo periodo? 

 

Step 3 | Sprint e studi

 

Nelle settimane successive, ogni team ha avuto modo di mettere “le mani in pasta” rispetto al proprio ambito di ricerca, alternando sprint e momenti di studio.

 

Durante gli “sprint agili”, della durata di 2 settimane, i team hanno sviluppato e testato le proprie ipotesi di ricerca nella realtà, tramite la sperimentazione con prototipi in scala ridotta.

 

Gli sprint si sono alternati a momento di “studio”, ovvero incontri inter-team durante i quali ogni gruppo presentava i risultati delle proprie sperimentazioni e riceveva feedback di miglioramento da parte dei membri degli altri team. 

 

Un esempio di questa sperimentazione è la campagna #smartwitheart, delle quale potete seguire gli sviluppi avvenuti durante le scorse settimane sui nostri social. 

Step 4 | Su scala più grande

 

Alla luce delle sperimentazioni portate avanti abbiamo selezionato i prototipi più interessanti e abbiamo fatto partire delle progettazioni più complesse ed articolate. Dall’esperimento circoscritto stiamo quindi ora passando ad una scala di implementazione maggiore, dando vita a progetti che sono entrati a far parte delle nostre attività con il cliente.

Che cosa abbiamo imparato sperimentando l’approccio del Reinventing Lab? 

 

Sperimentare il modello del Reinventing Lab in prima persona ci ha permesso di apprendere alcune cose durante queste settimane, che vogliamo condividere con voi. 

1. L’importanza del lasciar andare

Alcune delle idee condivise in partenza hanno trovato la loro conclusione durante la prima settimana di sperimentazione e sono state abbandonate. Questo è avvenuto per diverse motivazioni: dal rendersi conto dalla prima sperimentazione che l’iniziativa ha potenziale e quindi va sviluppata come progetto (uscendo da un ambito di sperimentazione trial and error), al comprendere che alcune idee non erano interessanti per noi stessi e per i nostri stakeholder. Non è sempre facile lasciare andare un’idea sulla quale si ha investito e alla quale si è affezionati, ma è nel contempo necessario per lasciare spazio a ciò che è davvero essenziale.

2. Esplorare nel piccolo consente di scalare nel grande con maggiore consapevolezza

Realizzare le nostre idee tramite iniziative a basso impatto iniziale ci permette di raccogliere feedback dal sistema. La messa a valore di tali feedback, fa si che quando un progetto viene scalato all’intero eco-sistema (azienda e suoi stakeholder) ci sia già una certa consapevolezza dei potenziali pro e contro dell’iniziativa stessa. 

3. Sperimentare step by step è divertente!

Fare innovazione per piccoli step, apprendendo insieme passo dopo passo, ci toglie dalla paura dell’errore e dalla responsabilità del risultato: non ci sono budget considerevoli investiti, non stiamo investendo intere giornate di lavoro in progettazioni, non ci sono aspettative di utili… insomma, ciò che è importante è costruire senso in ciò che stiamo facendo, e il sense-making può essere un’attività estremamente divertente!

Anche l’innovazione dirompente richiede metodo

 

A volte siamo portati a pensare che per innovare basti la creatività, quell’intuizione che ci fa vedere un nuovo mondo possibile. Grazie al Reinventing Lab abbiamo potuto sperimentare in prima persona quanto l’innovazione abbia bisogno di ritmo, costanza e rigore metodologico.

 

Solo così le nostre idee possono crescere, maturare e concretizzarsi nella realtà!

 

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