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“SELF MANAGEMENT? SE VUOI FARLO, PUOI”

Self Management è già stato tradotto in inglese, tedesco, italiano, francese e presto arriveranno anche le versioni in russo ed in giapponese. La guida pratica che illustra passo dopo passo come introdurre l’auto-organizzazione e la leadership distribuita nelle aziende sta trovando infatti terreno fertile in diverse parti del mondo. Ecco quindi un’intervista a Astrid Vermeer che spiega perché assieme a Ben Wenting ha scritto il libro. Come funziona veramente, edito da Guerini Next e curato nella prefazione e nella traduzione italiana da Peoplerise.

Quali difficoltà avete incontrato nella stesura del libro?

 

“Abbiamo scritto di argomenti di cui ci occupiamo già nel nostro lavoro e volevamo che il libro fosse molto pratico. L’unica difficoltà, se si può chiamarla così, è stata trovare il giusto equilibrio. Riuscire ad essere generici, per entrare in contatto con ogni tipo di organizzazione ma allo stesso tempo essere in grado di dare specifici suggerimenti per offrire l’opportunità alle persone di seguire una metodologia.”

 

Qual è stata la risposta del pubblico fino ad ora?

 

“Abbiamo scritto il libro inizialmente in olandese. Ma abbiamo scoperto un grande interesse anche fuori dall’Olanda. Stiamo facendo presentazioni in tutto il mondo: in Svizzera, Francia, Germania, UK, Canada, Usa, Australia e Italia. E molte persone dicono il libro che è molto facile da leggere e concreto. E se si seguono i suggerimenti si può veramente mettere in atto l’auto-organizzazione. È stato detto che è un libro users friendly.”

 

Ed infatti il libro fornisce per ciascun argomento la visione generale, i dettagli del processo e i potenziali intoppi e approfondisce le domande che possono sorgere durante le fasi cruciali della trasformazione, dimostrando che è realmente possibile creare luoghi di lavoro con rapporti più autentici, un senso di comunità più radicato e uno scopo significativo da perseguire.

 

Qual è la reazione delle persone più scettiche rispetto all’auto-organizzazione?

 

“Molte persone dicono ‘sì beh in Olanda questa cosa sarà anche possibile, ma nel nostro Paese non c’è ancora il contesto adeguato, non siamo pronti’. Ma la verità è che anche in Olanda a livello culturale non siamo pronti, ma ci sono tante persone che vogliono lavorare in un’organizzazione più democratica, che vogliono lavorare meglio assieme ai propri colleghi e al proprio team, invece che cercare di esercitare controllo. Ma non sanno come. E siccome non si sa come fare, le organizzazioni restano incentrate sulle gerarchie. Ma se scopri che esiste un modo diverso di fare organizzazione e di lavorare assieme, puoi iniziare. La cultura non penso sia un motivo per non iniziare. In tutti i Paesi dove siamo stati, le persone vogliono a tutti livelli delle organizzazioni lavorare meglio assieme.”

Quindi il problema è la paura?

 

“Non è un problema di paura ma semplicemente di non sapere come si fa. Alla maggior parte dei manager viene insegnato come controllare e come pensare a soluzioni per i propri dipendenti. Non imparano come lavorare assieme a loro. Tutti pensano di dover lavorare in una direzione: un manager deve decidere anche per gli altri. Ma non è vero, non è una legge. Se sei un manager puoi facilitare le persone e pensare alla soluzione dei problemi assieme ai dipendenti, parlando e confrontandosi. Cercando quello che è positivo per l’organizzazione e quello che è buono per i dipendenti. Ed è così semplice ma allo stesso tempo così poco diffuso come approccio, che le persone pensano che non sia possibile. Ma invece è possibile. Basta che le persone sappiano cosa e come fare, come mettere in pratica, come discutere i problemi. Se vuoi farlo, puoi.”

 

E dunque?

 

“E dunque è una questione di sviluppare questa capacità e di essere fedeli al proprio modo di vedere gli altri esseri umani. Al fatto di riconoscere le altre persone come colleghi e non come soggetti da sfruttare.”

 

Astrid porta come esempio il caso di Buurtzorg, l’azienda olandese leader nei servizi di assistenza infermieristica a domicilio con cui lei e Ben Wenting collaborano da anni. “L’azienda dieci anni dopo aver introdotto l’approccio dell’auto-organizzazione, non solo sta ancora funzionando ma si sta espandendo. Perché Jos de Block, il fondatore, ha creduto e crede profondamente nella sua scelta e in quello che fa quotidianamente. E se ci credi lo sviluppo di questa idea avviene in modo consequenziale.”

 

Qual è il messaggio che volete dare?

 

“Mentre scrivevamo il libro intimamente speravo dentro di me di riuscire ad ispirare, motivare e guidare le persone a fare le cose in maniera differente. Il messaggio quindi è: cercate di pensare al fatto che potreste parlare di più e meglio con le persone che lavorano con voi, invece che controllarle. Che potreste vederle come colleghi e non come parte del sistema produttivo. Le persone sono capaci di prendere decisioni. Lo fanno quotidianamente. Ma quando entrano al lavoro si ritiene che l’autonomia che hanno nella loro vita personale non possano averla a livello professionale. Nonostante conoscano il loro lavoro, siano stati appositamente selezionati per farlo. Nonostante molti abbiano un’educazione e alcuni anche di livello molto elevato, non possono prendere decisioni. E io veramente non riesco a capire come questo sia possibile. Perché le persone possono pensare e usare la loro conoscenza e le loro idee. Ne sono certa.”

 

C’è qualche collegamento con lo sviluppo sostenibile?

 

“Sì. Se tratti le persone alla pari e cerchi delle soluzioni, penso che qualsiasi sia il problema, le persone si sentano più consapevoli di essere parte di un’organizzazione o della società. E automaticamente hanno più senso di responsabilità rispetto al fatto di poter essere più sostenibili. La chiave è far sentire responsabili le persone per quello che fanno, fare sentire loro che sono importanti e necessarie, che possono fare la differenza. Le persone vogliono essere viste, ognuno di noi lo desidera. Ed è per questo che le persone dovrebbero parlare di più del modo in cui le organizzazioni in cui lavorano vengono gestite e di come potrebbero essere più soddisfatte. I giovani ad esempio in questo momento non desiderano solo guadagnare ma vogliono fare qualcosa che abbia un senso e vogliono essere visti dalle persone per cui lavorano. E quindi è molto importante organizzare anche per loro il mondo del lavoro in questo senso.”

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