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Modelli decisionali e framework Cynefin

Cynefin si pronuncia ‘canevian’, essendo una parola gallese e la sua paternità è attribuita a Dave Snowden.

Il significato della parola cynefin è “place of multiple belongings” il posto delle nostre appartenenze multiple.

 

Cynefin: modelli decisionali diversi in base al contesto

 

Il presupposto di esplorazione al framework Cynefin é che i modelli decisionali e di pensiero associati cambiano in base al contesto al quale appartengono le nostre attività.

 

La visualizzazione qui sotto é frutto della mano ispirata dell’amico Edwin Stoop (sketchingmaniacs.com)

cynefin

Cynefin é un modello di sense making e non di categorizzazione tipico delle matrici consulenziali. Queste matrici 2×2 sono solitamente adatte alla valutazione dei dati dopo la loro emergenza, analizzano il Passato, servono cioè alla comprensione ex-post.  In un modello di sense making il framework emerge dalle osservazioni, dai dati, in un contesto sociale e serve all’esplorazione, il focus è il Futuro.

 

Contesti ordinati

 

1. SEMPLICI

Modello decisionale > Percepisci-Categorizza-Rispondi

Le BEST PRACTICE sono legittime in questo dominio, poiché le relazioni di causa e effetto sono lineari e chiare a tutti. Inoltre gli approcci migliori sono facilmente individuabili e proposti. 

 

2. COMPLICATI

Modello decisionale > Percepisci-Analizza-Rispondi

Le relazioni di causa e effetto sono anche qui lineari, ma non evidenti per questo è necessaria un’analisi o l’intervento di un esperto. In questo contesto ci sono molte pratiche parimenti adatte all’attività se sostanziate dalla corrispondente competenza, sono le GOOD PRACTICE, e forzarne alcune può essere controproducente soprattutto quando le si fa passare per best practice, pur non essendolo.

 

In questo caso chi deve lavorarci finirà molto spesso per non contribuire all’evoluzione di queste pratiche perché presentate erroneamente come non migliorabili “best”, nonostante l’esperienza di chi ci lavora dice il contrario.

 

cynefin

Contesti non ordinati

 

1. COMPLESSI

Modello decisionale > Sperimenta-Percepisci-Rispondi

Questi contesti complessi sono privi di causalità, con bassi vincoli per chi vi agisce, in cui gli agenti modificano continuamente il sistema  il quale a sua volta è interdipendente sugli agenti.

 

I risultati delle sperimentazioni non possono essere conosciuti in anticipo, quindi bisogna progettare in maniera diversa rispetto ai contesti ordinati dove sono auspicabili razionalizzazioni di processi (BPR, 6Sigma,..).

 

Questo approccio alla progettazione si può chiamare safe-fail (fallimenti di sicurezza) e si differenza dalla progettazione nei sistemi ordinati che si chiama fail-safe (scevra da fallimenti). Nei sistemi complessi i fallimenti devono essere concessi e progettati in modo che forniscano indicazioni importanti sull’ambito di riferimento, al fine di informare chi deve portare avanti nuove sperimentazioni su questo terreno.

 

Safe-Fail design vuol dire sperimentare, e, se ci sono evidenze di successo, amplificare; mentre in caso contrario, in caso di insuccesso, abbandonare registrando quello che si è appreso. Le strategie di amplificazione o di abbandono devono di conseguenza essere molto chiare prima di iniziare a sperimentare.

 

Questo tipo di progettazione porta a un ordine emergente (PRATICHE EMERGENTI), dunque dei modi diversi di fare le cose.

 

2. CAOTICI

Modello decisionale > Agisci-Percepisci-Rispondi

Ci si può finire involontariamente, oppure se si è alla ricerca di innovazioni dirompenti – NUOVE PRATICHE – si può appositamente creare una “spazio di caos”. In questi contesti non si sperimenta, bisogna agire subito perché lo stato di caos può essere molto pericoloso. Importanti indicazioni sul funzionamento dei sistemi caotici arrivano dall’antropologia dei disastri.

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